
Daniela Natale
(Civitavecchia, RM 7.8.1964 - Lago di Monte Colombo, RN 3.9.2018)
Anche lei e la sua personalità, come Leo e Maria, si rispecchiano nei miei spettacoli, nei miei libri, nei miei dipinti... nella mia vita. È, infatti, la seconda ancella che segue il “Re potente” in Sicuramente Amici, a lei è dedicato il quadro scenico, nello stesso spettacolo, di “Leri” e quello della “Gioconda”. È lei l’ispiratrice della protagonista di Notte Gitana, a lei è dedicata una serie illimitata di copioni teatrali, libri e dipinti. Numerose tele ad olio, infatti, la raffigurano così come altre, unitamente agli spettacoli e ai romanzi, sono ispirate dalla filosofia di Leo e dal modo di vivere la fede di Maria.
In Daniela ho trovato e ritrovato la sapienza di Leo, anche per lei padre e maestro, la saggezza e lungimiranza di Maria, sua madre... ma anche la grazia di Dio unite alla sua femminilità, intelligenza, forza, coraggio, umiltà... Non è esistito nella mia vita e non esisterà mai un solo secondo che non sia intriso del suo sguardo, del suo sorriso, della sua presenza dolcissima e commovente. Il suo esserci occupa e arricchisce ogni cellula dello spazio attorno sia nell’oggi che in ogni istante della sua vita terrena. Penetrandone l’aurea, tocca cuore e mente rimbalzando da un interno all’altro di chi l’ha conosciuta e anche di chi, oggi, io incontro per la prima volta. Per lei, dopo Leo, sono stato maestro, guida, ma nella valenza e modalità di Leo. Sebbene la grandezza di Leo e del suo messaggio d’amore abbia invaso e sconvolto le nostre vite, sia lui che io “piccoli” nell’attraversare le faccende tanto discordi tra loro e tanto distanti dalla semplicità e dalla purezza, siamo stati da lei difesi e protetti. Lei è stata dunque protettrice, sostenitrice, come Maria ma, a sua volta, per gli stessi motivi, protetta da me che, a suo tempo, ne divenni il marito. Questo altalenarsi di emozioni, scelte, intendimenti, dare e avere che si intercalavano negli accadimenti del servizio al prossimo e, dunque, a Dio, anche per Maria, Stefano, chi ci era accanto e lo stesso Leo... era stato definito da lui «l’altalena dei forti». Mi è stata sempre accanto, pur nel silenzio, sottolineando e a volte decifrando agli altri i miei moti, le mie emozioni e gli aspetti più significativi e determinanti dell’opera che si potrebbe ben definire una missione, appunto quella ereditata da Leo. Grandezza e mistero, infinito e sconfinato si fondono nei suoi occhi che ancora osservano e guardano le cose del mondo anche attraverso i miei.
L’invisibile a me, ora, è lo spazio dove vive ed opera, ma è ancora inevitabile che sia sua l’ultima espressione della catena del meraviglioso procedimento di perfezione che determina ogni decisione, evento, scelta... cara, dolcissima, bellissima espressione – ultima divina parola che si trasforma però ancora e ancora in parola umana e dunque comprensibile, ma pur sempre collegata all’eternità grazie ad ogni suo e mio sentimento che, come abbiamo voluto e vogliamo con tutte le nostre forze, non moriranno mai.