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LEO

INTRODUZIONE

Lui e Tedeschi

SCRITTORE

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Carlo Tedeschi nel 1978 incontra Leo Amici, un uomo il cui nome sigillerà ogni sua opera d’arte, e con lui tutta la sua vita cambia, ogni espressione sarà rivolta al Bene e l’arte, consapevole di avere un fine, sarà interamente assorbita dalla sua opera che, divenuta trama su cui tessere le fila di un piccolo ma ambizioso progetto di vita, diverrà per sempre... la sua stessa vita. Inizia a «dipingere la gioia di vivere, le sensazioni forti, delicate, vere che la vita accanto a questo personaggio» gli procurava imparando cosa fosse l’amore che diventa il primo movente e Leo Amici, avendo causato per primo un moto d’amore, diventa movente di vita, maestro a cui attingere, accostarsi e da cui lasciarsi dipingere... scolpire...

 Con lui raggiunge diversi Paesi per trasmettervi i valori della pace, dell’amore e della fratellanza, e le risposte che quest’uomo dava ai tanti perché toccano argomenti tra i più scottanti e irresoluti dell’uomo e, inevitabilmente, confluiscono nelle sue opere pittoriche. Queste si configurano allora come “templum”, ossia porzioni di spazio ritagliate dal resto del mondo dove egli riversa, senza progetti preventivati, tutta la sapienza che trascende il personaggio e gli stessi interrogativi, sorti in lui nella pratica pittorica come una «...miriade di pietruzze che prima non trovava logica», trovano invece una precisa collocazione nel componimento di un «mosaico...» senza fine. Autore di scritti, parabole, massime e definizioni, Leo Amici innesta in lui una scintilla che gli permetterà non solo di maturare il suo cammino pittorico, ma di diventare un artista della pittura, della filosofia, della poesia, del teatro, del cinema e ...«piccolo menestrello».

Lo sguardo si allarga ad aspetti che della realtà aveva ignorato, dalla memoria affiorano immagini evocate da un passato assai remoto e un «abbraccio» segnerà non solo l’inizio di un decennio artistico particolarmente innovativo e prolifico, ma anche il più rivoluzionario e promettente della sua personale carriera pittorica.

Espone nuovamente Personali a Cattolica, Zurigo e in Austria nell’80 e, caratterizzante per le sue raffigurazioni, sarà da questo momento in poi la presenza di un «filo che, solidamente aggrappato...» sembra quasi simboleggiare un itinerario, un tracciato che dà significato ad immagini altrimenti sospese, anonime, vaganti in un tempo finito... senza una ragione.

Nel settembre del 1981 l’artista giunge a toccare l’apice, rivelando traguardi ormai raggiunti, nella decorazione con dipinti su pannelli murali in tela della dimora di Leo Amici a Civitavecchia dove, decifrata l’ispirazione e con febbricitante trasporto docile, finisce col riempire ogni superficie disponibile. Gli elementi pittorici si sposano a quelli parietali, una chiara luce sembra proliferare dal di dentro e l’arte sconfina finalmente in una dimensione che è al di fuori di ogni contestualizzazione di tipo spazio-temporale. Antonella Di Muoio

Carlo Tedeschi. Tra arte, scienza e... fantasia, tesi di laurea, Università degli studi di Salerno, a.a. 2006–2007, relatore Prof. Nicola Scontrino.

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